I santi patroni di Padova sono quattro: accanto ai più noti Antonio, Giustina, e Prosdocimo, c’è anche san Daniele.

Le notizie della sua vita terrena si perdono nella notte dei tempi: fu forse diacono, e morì molto probabilmente sotto le persecuzioni di Diocleziano, nel IV secolo. Le sue spoglie giacevano insieme a molte altre nel sottosuolo della Basilica di Santa Giustina, ma, come le altre, furono nascoste durante le incursioni barbariche e poi dimenticate.
Siccome nessuno sembrava ricordarsi delle sue ossa che giacevano sotto terra, pensò di manifestarsi ad un cieco toscano dicendogli di andare a pregare nell’oratorio padovano di San Prosdocimo, dove si trovavano le sue spoglie, e lui gli avrebbe ridato la vista.
Il miracolo avvenne e allora iniziarono, frenetiche, le ricerche, che portarono ben presto alla luce l’arca dove il Santo giaceva così com’era stato ucciso: il corpo, disteso supino sopra una tavola di legno e coperto da una lastra di marmo, era trapassato da molti lunghi chiodi.

Ma non è finita qui. I padovani infatti, non si volevano proprio decidere a erigere una chiesa in suo onore: il 3 gennaio del 1076 il vescovo Ulderico decise di far portare le reliquie alla cattedrale, già dedicata all’Assunta. San Daniele andò proprio su tutte le furie, all’altezza dell’attuale via Umberto I fece scurire il cielo che diventò cupo e minaccioso e fece sì che l’arca che conteneva le sue spoglie divenisse talmente pesante che non fosse possibile trasportarla. A quel punto Ulderico capì l’antifona e fondò la chiesa di San Daniele. Il patrono non è però sepolto nella sua chiesa, le sue reliquie si trovano nel Duomo di Padova.